Possiamo definire “architettura bioclimatica” quel tipo di architettura che ottimizza le relazioni energetiche con l’ambiente naturale circostante mediante il suo disegno architettonico. La parola “bioclimatica” vuole mettere in relazione l’uomo, “bios“, come utente dell’architettura davanti all’ambiente esterno, il “clima“, essendo l’architettura un risultato della interazioni fra entrambi.
È sufficiente un veloce sguardo alle strategie architettoniche popolari applicate nel passato per renderci conto che i principi bioclimatici non sono affatto nuovi. L’unico modo in cui l’uomo poteva proteggersi dalle condizioni climatiche avverse era attraverso l’architettura stessa, grazie a semplici ma raffinate tecniche, ovunque diverse in relazione alle condizioni climatiche locali.
Per citare solo alcuni esempi italiani antichi:
– il cryptoporticus, caratteristica che si ritrova nella villa in Toscana di Plinio il Giovane, e che gli offriva lunghe passeggiate all’ombra, al riparo dal sole.
– nella Villa di Adriano a Tivoli, realizzata secondo principi architettonici, tecnologici e strutturali tanto particolari e innovativi per l’epoca, lo spazio è multiforme e densamente costruito, dove fontane, corsi d’acqua, aiuole e svolgono il ruolo fondamentale di creare situazioni di benessere ambientale. I cortili e le stanze sono orientati a seconda delle diverse esigenze termiche estive e invernali, in modo da intercettare il fresco soffio del Ponentino. Gli ambienti del piano inferiore dell’Edificio con Peschiera, erano probabilmente dotati di suspensurae per il riscaldamento invernale, analogamente a quanto avveniva nel piano superiore dell’edificio, che era riscaldato.
– le sei ville di Costozza in Veneto, costruite a partire del 1550, citate anche da Palladio nel primo dei suoi “Quattro libri dell’Architettura”, presentano un interessantissimo sistema di raffrescamento passivo, che sfrutta l’aria fredda proveniente da grandi cavità sotterranei, i covoli, vere e proprie stanze scavate nella roccia, con l’imboccatura generalmente stretta e situate all’interno delle colline in cui sorgono le Ville;
<– il noto trullo pugliese sfrutta la capacità termica dei materiali dell’involucro edilizio per mantenere quasi costante la temperatura interna, grazie al grande spessore delle murature, unito al ridottissimo numero e dimensionamento delle aperture.
Alcuni esempi significativi di architettura bioclimatica contemporanea:
– il padiglione inglese della Expo ’92 di Siviglia, in Spagna, progettato dall’architetto Sir Nicholas Grimshaw dove ogni facciata è stata studiata a seconda dell’orientamento: sul fronte est, l’acqua raffredda l’ambiente circostante diminuendo la temperatura superficiale delle vetrate e riducendo di conseguenza il calore irradiato all’interno dell’edificio, mentre l’acqua nebulizzata rinfresca l’atmosfera tutto intorno per raffreddamento da evaporazione; la parete ad ovest è realizzata con container d’acciaio di 1,20 metri di spessore rivestiti all’interno da una membrana impermeabile e riempiti d’acqua. Le pareti sud e nord sono realizzate secondo la tecnologia velica cioè formate da laberi, traverse e cavi di acciaio tra i quali è teso un tessuto di poliestere trasparente spalmato in pvc.
– un edificio per uffici a Lubeck, in Germania, progettato dagli architetti tedeschi Behnish & Behnish, dove una grande serra come hall d’ingresso riscalda gli uffici in inverno mentre in estate viene rinfrescata da una accurata ventilazione naturale, che conta tra l’altro anche con una originalissima “fontana di aria fredda” che espelle l’aria proveniente dal sottosuolo e che aumenta la sua efficacia tramite un alto camino solare che ha anche il compito di mantenere sotto pressione la hall. Infissi non più in alluminio (fonte esauribile e di lavorazione energivora) e fissi, bensì in legno (materiale totalmente rinnovabile e di più semplice ed economica lavorazione) e apribili per permettere all’utente di regolare il proprio microclima interno senza consumare energia per gli impianti di climatizzazione.
– il complesso edilizio a Potsdamer Platz, Berlino, realizzato dall’architetto Richard Rogers, sfrutta i flussi d’aria naturale all’interno dell’atrio per migliorare le condizioni di comfort interne, elementi di ombreggiamento e mensole riflettenti per assicurare il comfort visivo.
Fattore fondamentale per il successo della bioedilizia è la qualità del progetto.
Nell‘industria edilizia sostenibilità significa porsi obiettivi in tutte le fasi di vita di un edificio: progettazione, costruzione e gestione di edifici, in temi di ecologia, economia , società e cultura: le misure si estendono anche all’utilizzo di materiali da costruzione ecocompatibili, un isolamento termico migliorato e strategie avanzate di design.
“La sostenibilità riguarda la soddisfazione dei nostri bisogni senza precludere alle generazioni future la possibilità di soddisfare alle proprie necessità” (carta di Aalborg).
L’edificio è parte di un sistema complesso che si può chiamare edificio-impianto-utente-clima-territorio: fra l’edificio e l’ambiente urbano nel quale è situato esistono flussi di materia ed energia.
Le mura degli edifici nell’architettura bioecologica assumono il ruolo di “terza pelle” per l’uomo: la nostra prima pelle è il tessuto cutaneo, la seconda l’abbigliamento, la terza, appunto, l’edificio in cui viviamo. Ciò che accomuna questi tre “strati” è il fine, ovvero garantire protezione e benessere all’organismo, riparandolo dagli agenti esterni che potrebbero danneggiarlo.
A differenza dell’odierna tendenza che intende l’edificio come un contenitore ermetico, la bioedilizia lo considera come un organismo vivo, che consente cioè degli scambi tra ambiente interno ed esterno.
L’involucro costituisce il grande problema del parco edilizio esistente, per le carenze di sistemi di isolamento termico adeguati, specie per i 2/3 degli edifici costruiti prima della L. 373/76.